domenica 28 febbraio 2016

SPOTLIGHT.


Prima di parlare del film, ecco un'immagine di me dopo averlo visto.




No, dai, scherzo. La mia faccia era più questa: 





Potrei definire questo film utilizzando una famosissima citazione della grande Sandra Mondaini : "Che noia, che barba, che barba, che noia!".
Si, perché la noia è stata l'unica cosa che ho provato guardando questo film. Un film che, per la tematica che tratta, avrebbe dovuto sconvolgere gli animi, emozionare, scandalizzare, farci incazzare ma che non riesce a fare niente di tutto ciò, ANZI; è totalmente privo di ogni pathos, piatto, anonimo e superficiale, una singola sfumatura di grigio. Anche proprio visivamente, non lascia assolutamente alcun segno, se non l'impellente bisogno di guardare qualcosa di coloratissimo come un brioso cartone animato. La fotografia è asettica, la regia impalpabile, impersonale, non aggiunge e non toglie, solo la recitazione si salva, o meglio, solo Mark Ruffalo (nominato come migliore attore non protagonista), che spicca nettamente sugli altri : sua, infatti, è l'unica scena che provoca un timido sussulto nello spettatore, risvegliandolo dal torpore in cui stava per sprofondare; per quanto riguarda gli altri, ottimi, attori... beh, oltre il compitino, non vanno; non li aiuta una sceneggiatura debole e lacunosa, per niente accattivante.
E pensare che questo film rischia di vincere l'Oscar nella categoria "miglior film". E pensare che c'è chi lo considera un grandissimo film. Io non lo considererei nemmeno un film, ma nemmeno un documentario, nemmeno un film inchiesta/di denuncia/di cronaca; è semplicemente un ibrido informe che non ha avuto il coraggio di essere niente di più di una forte scelta in termini di tematica. A molti, basta questo : già il fatto di parlare di un argomento "tabù" è considerato abbastanza per poter gridare al gran film. Secondo la mia opinione, per parlarne basterebbe uno spazio in un talk show o alla radio o un articolo di giornale, ma se fai un film, hai il dovere di rendere "cinematografico" un tema, qualunque esso sia; non può, infatti, un film che si prefissa l'ambizioso obiettivo di raccontare una storia del genere, prescindere dal ritmo, dalla tensione, dalla suspence, dal colpo di scena, altrimenti diventa un ammasso di fotogrammi in sequenza senza alcun senso.
Non mi è piaciuto, né mi ha soddisfatto, il punto di vista da cui viene inquadrata la vicenda, men che meno le modalità. Cosa volete che ce ne freghi di come funziona un'inchiesta giornalistica (che tra l'altro, nel caso particolare, non ha nulla di assolutamente inimmaginabile, nè di entusiasmante o lontanamente degno di nota), quando, dall'altra parte, abbiamo un argomento su cui umanamente, moralmente, emotivamente, si potrebbe stare a parlare per ore? Dove sono i preti? Si sono dati alla macchia? Ne vediamo mezzo per venti secondi. E le vittime? Un paio di storielle stereotipate raccontate senza incisività. In un film in cui vittime e carnefici dovrebbero essere protagonisti assoluti, diventano pura cornice, banale contorno, un'insalatina di accompagnamento, per lasciare spazio a quattro giornalisti sfigati di cui non arriviamo a conoscere nulla, compreso l'impatto che ha la vicenda su di loro, che riusciamo solo a intravedere con i vari "non ho dormito" buttati lì a caso. Vi rendete conto? Abbiamo visto per due ore questi  qui che camminano, si affannano a fare qualcosa che non riusciamo poi effettivamente a vedere, che vanno in giro a leggere carte, a intervistare gente alla carlona, a prendere appunti, a rispondere ad un muto telefono, a bere caffè in bicchieroni di carta, a costruire tabelle di nomi di preti invisibili. Ma come si fa?? NO, NO e NO.
Direi una gran bella occasione sprecata, questa. Un po' come armarsi, per una guerra, di ogni genere di arma esistente e poi andare a combattere con le freccette usurate dei peggiori bar di Caracas. Un po' come cucinare il piatto della vita con delle ottime materie prime, per poi non mettere il sale. Un po' come "signora, suo figlio è intelligente, ma non si impegna!". Un vero peccato, una vera delusione.
Questo film verrà ricordato (se verrà ricordato), magari da chi non l'ha nemmeno visto, come IL FILM SUI PRETI PEDOFILI, che però non parla dei preti pedofili, dello scandalo in sé, quanto di come questi quattro idioti abbiano ignorato per vent'anni una storia di tale portata e ora siano obbligati a lavorare il triplo (più di quanto magari non abbiano mai fatto nella vita), a cercare nomi e numeri da sbattere in prima pagina per cercare di impressionare la gente.
Che il fenomeno esista, ed è reale, ormai lo sanno anche i muri, solo la Chiesa finge di non sapere, negando l'evidenza, limitandosi a rattoppare con dei semplici, inutili, controproducenti trasferimenti. Nulla è cambiato da allora e nulla cambierà, soprattutto dopo un film del genere. 

P.S. Ecco cosa avrebbe dovuto fare realmente Michael Keaton con il loro film per far felice me e tanti altri spettatori, presumo.




#sorrynotsorry



aggiornamento : è accaduto quel che temevo. Spotlight ha vinto due premi Oscar, rispettivamente "miglior film" e "migliore sceneggiatura originale". Io non ho parole. Sicuramente il livello quest'anno era molto più basso rispetto ai precedenti, ma non credevo che il nulla cinematografico potesse arrivare a vincere premi così ambiti, senza vincere, poi, nient'altro. Questo non fa che dimostrare quanto un film così fiacco sia trascinato soltanto dall'importanza della sua tematica.

domenica 21 febbraio 2016

ROOM .


Com'è che io, a 9 anni, al massimo avrei potuto aspirare alla parte dell'alberello nella recita scolastica di fine anno e, invece, esistono dei talenti così?
Jacob Tremblay è a dir poco stupefacente in questo film che è un vero e proprio pugno nello stomaco. Brie Larson è pazzesca, merita assolutamente l'Oscar che riceverà, come l'avrebbe meritato anche il piccolo Jacob, di cui non mi spiego la mancata nomination. Doveva essere l'anno di Leo dall'inizio, quindi? GOMBLOTTO!!1!
I due attori sono alchimia pura, sono uno la spalla dell'altro, imprescindibili, come Jack e Ma', sono uno lo scalino successivo dell'altro nella composizione di una scala che li conduce senza dubbio nell'Olimpo della recitazione.
La pellicola è un adattamento cinematografico del romanzo "Stanza, letto, armadio, specchio" - best-seller ispirato al caso Fritzl, che sconvolse il mondo - 
di Emma Donoghue, che firma anche la sceneggiatura. Nasce così un film che è una piccola meraviglia: intenso, emozionante, commovente, scombussolante, dolce, sensibile.
Jack è nato e cresciuto in "Room", in una stanza. Da notare l'assenza dell'articolo, esattamente come nel termine inglese "home", che indica la propria casa. Room non è soltanto la casa di Jack, Room è il suo intero mondo, l'unico mondo realmente possibile.
Lui e la sua Ma' vivono in simbiosi nella stanza, fanno tutto insieme: il bagno, un po' di stretching, cucinano, leggono, guardano la tv, unica interfaccia con il mondo esterno; ma sua madre gli ha detto che quello che vede in tv non è reale, è finzione, per cui le persone sono solo immagini, gli animali non esistono, esiste solo un piccolo quadrato di cielo, che possono osservare grazie a un minuscolo lucernario serrato, posto al centro del soffitto della stanza, e uno spazio indefinito al di fuori di quelle quattro mura.
Ci sono anche delle regole in Room: Jack può fare il bagno in specifiche parti della giornata, può guardare la tv un tot numero di ore al giorno, non può avere tutto ciò che vorrebbe, ma deve accontentarsi di ciò che porta un uomo da fuori, non può star sveglio oltre una certa ora, ma deve accettare di nascondersi nell'armadio, perché ogni sera "Old Nick" irrompe nella stanza per stare con Ma'.
La scelta del regista di adottare il punto di vista del bambino, se da un lato priva lo spettatore della possibilità di conoscere i dettagli sulla prigionia della donna e di soddisfare, così, se vogliamo, anche il suo occhio sadico-curioso, dall'altro si rivela un passe-partout emozionale potentissimo.
Arriva il giorno del quinto compleanno di Jack e Ma' decide di rivelargli, molto sommariamente, il perché sono lì e che, al di fuori di quella stanza, esiste un mondo, fatto di cose e persone reali e che avrebbero dovuto far di tutto per raggiungerlo, uscendo da quella porta blindata di cui solo Old Nick conosceva il codice. Vediamo una Ma' inedita, con un guizzo di pazzia negli occhi, una Ma' giunta al limite di sopportazione, che non ce la fa più a fingere nulla, che perde di lucidità -lasciando prevalere l'istinto di sopravvivenza- quando intravede nel figlio l'unica possibilità di salvezza e decide di "usarlo" -e potenzialmente sacrificarlo- come ultimo colpo in canna. Decisione estrema, ma comprensibile, la sua, e drammatica è la messa in scena: da una parte Jack che la implora di rimandare a domani, che le dice che ha paura, che vuole restare lì e dall'altra lei, in piena frenesia, che quasi lo forza e lo obbliga a mettere in atto i suoi piani.
Fortunatamente, tutto va a buon fine. Bellissima la scena in cui Jack ammira per la prima volta l'immensità del cielo e quasi dimentica tutto per un istante. La prima immagine del mondo l'ha folgorato.
  


Una scena piena di tensione, quella della messa in atto del piano per la libertà ideato dalla mamma di Jack, che ci tiene col fiato sospeso fino all'ultimo, con la quale si chiude un climax perfetto, ma che arriva a metà film, spaccandolo in due. Inizia, difatti, un'altra fase del film, una fase innegabilmente sottotono rispetto alla precedente (così forte e magnetica), ma ugualmente interessante, che indaga le conseguenze e gli strascichi di un'esperienza traumatica e traumatizzante come quella che hanno vissuto i due protagonisti, ma sempre in maniera delicata, attraverso il filtro del bambino. Parallelamente assistiamo alla scoperta del mondo da parte di Jack, a tratti poetica, e su cui avrei leggermente calcato un po' di più la mano; troppo poche, per mio gusto, le scene all'aperto, segno che il regista sceglie di soffermarsi ad analizzare il microcosmo familiare, piuttosto che correre il rischio di perdersi in qualcosa di più grande di lui.
Jack più volte manifesta il desiderio di voler tornare nella sua Room, inizialmente per
paura, perché si sente esposto ai pericoli di qualcosa a lui sconosciuto, poi per nostalgia del passato, perché gli manca il vecchio rassicurante rapporto con la madre; inizia ad avvertire il disagio di Ma' che, ormai, nel mondo reale, non ha più motivo di fingere e che, quindi, inevitabilmente, gli trasmette tutto il suo dolore, inizia a percepire il distacco di lei, fino ad arrivare quasi a perderla. Infine, chiede alla madre ritrovata di ritornarci insieme un'ultima volta quasi a voler razionalizzare ed esorcizzare il passato, lasciandoselo finalmente alle spalle.
Perciò...
"ciao fiori, ciao sedia numero uno, ciao sedia numero due, ciao tavolo, ciao armadio, ciao lavandino, ciao ciao lucernario...mamma, saluta la stanza."

sabato 2 gennaio 2016

10 GRANDI INSEGNAMENTI DI FROZEN.

Tutti pazzi per Frozen.

Che il film d'animazione "Frozen - Il regno di ghiaccio" fosse un fenomeno mediatico senza precedenti, lo sapevamo già : basta entrare in un qualunque negozio Disney per rendersi conto dell'egemonia che ha o semplicemente parlare con un bambino per cinque minuti.
Ma Frozen non si limita a stregare i più piccoli, anzi, incontra decisamente il favore del pubblico di tutte le età, riuscendo a coinvolgere tutti, dai pargoli ai genitori, dalle nipotine alle nonne. Oltre ad essere dotato di una bellissima trama, sapientemente messa in atto e curata nei minimi particolari, offre anche parecchi spunti di riflessione che aprono le porte a vari messaggi e in un certo senso insegnamenti:



1. Divertirsi, si, ma attenzione a non farsi maleSe tu, bambino, giochi pericolosamente, non badando alla tua sicurezza, saltando ad esempio su montagne di neve alte due metri, non ti salvi mica con una mèche cenere tra i capelli, ma ti fai parecchio male.. e non ci saranno dei simpatici troll a salvarti, ma inquietanti medici, aghi, medicine... insomma brutta storia. Gli adulti non sono esenti da tale insegnamento, andrebbe solo ampliato un po' il concetto.



2. Non bisogna avere fretta di innamorarsi, HANSi (scusate la battuta pessima), perché, come dice anche il famoso proverbio "la fretta è cattiva consigliera": presi, infatti, dalla smania di amare e vivere una storia d'amore, si potrebbe arrivare ad accettare di stare con qualcuno che, in realtà, non solo non amiamo realmente, anche se magari pensiamo di amare, ma che non fa proprio al caso nostro.
 


3. Bisogna sempre ascoltare i pareri dei familiari  - in questo caso di una sorella- in generale e anche in particolare sui propri partner, poiché potrebbero farci aprire gli occhi su cose che noi altrimenti non vedremmo, accecati dall'amore/infatuazione, e non dobbiamo pensare, quando esprimono pareri negativi, che lo facciano in mala fede, per antipatie, gelosie o stupide prese di posizione, perché loro non vogliono altro che la nostra felicità.




4. Mai far arrabbiare una sorella maggiore. Mai. Soprattutto se bionda. Blond girls have the power.




5. Rispettare sempre le persone e i loro spazi, perché, qualora non doveste farlo, ve ne dovrete assumere tutte le conseguenze, compreso il gelo nei vostri confronti. Ma poi, dico io, quanto può costare un paio di guanti ? ECCHEMMISERIA!  u.u




6. Conservare, e nutrire di sogni, sempre il bambino che è in noi, perché i bambini mirano saggiamente ai bisogni primari, all'essenza e alla semplicità delle cose, mettendo sempre al primo posto i veri valori, i sentimenti e tralasciando ogni sovrastruttura. Ascoltate la voce del vostro bambino interiore e non sbaglierete mai. E poi ci pensate che noia un Frozen senza Olaf ? 


7.  Fidarsi non è bene, non fidarsi è l'unica alternativa possibile  . Mai fidarsi delle apparenze.
(
Ok, magari era un tantino cinica la mia versione iniziale, per cui ho dovuto riformulare)
Non si finisce mai di conoscere qualcuno; se poi questo qualcuno si è finto qualcosa che non era, non lo si è mai conosciuto. E così, anche colui che ci sembrava un tenero principe dai sani principi come Hans, potrebbe rivelarsi uno sporco doppiogiochista arrivista. Ergo, mai fidarsi delle apparenze, andare sempre a vedere cosa c'è sotto, soprattutto se "il sopra" è "troppo bello per essere vero". Le persone ipocrite alla fine si rivelano; noi, però, non dobbiamo farle arrivare a quel punto, bisogna stanarle prima e defenestrarle dalla nostra vita, con biglietti di sola andata per quel -lontanissimo-  paese.




8. Non essere superficiali, ma conoscere meglio, rivalutare e sorprendersi positivamente. Si, parliamo di Kristoff, un giovane molto semplice e rude che non avrà la cultura, l'eleganza o il savoir faire di Hans, ma che, a differenza di questo, è un buono dal cuore grande e puro; e per questo vince 10 - 0 .



9. Mai giudicare senza prima capire. Spesso e con facilità si giudica qualcuno dalle sue azioni, senza chiedersi il perché lo faccia, senza valutare minimamente il suo trascorso. Magari, dietro a un brutto carattere, si celano sofferenze e delusioni passate. Così Anna pensava che la sorella non le volesse bene perché rifiutava ogni contatto con lei, si sentiva esclusa dalla sua vita e rimpiangeva il rapporto che avevano da piccole che ora sembrava perduto, non sapendo, però, che Elsa era la prima a precludersi tutto ciò per paura di farle del male, preferendo allontanarsi, pur di proteggerla.  Prima di etichettare come "cattiva" una persona, si dovrebbe provare a capirla di più. Che poi, magari, risulterà essere la persona peggiore del mondo, ma almeno potremmo dirlo con certezza e riconoscerci una certa sensibilità e intelligenza nell' averle prima concesso il beneficio del dubbio.



10. "Solo un atto di vero amore può sciogliere un cuore di ghiaccio". Questa frase è ripetuta in diverse parti della storia ed è il messaggio principale, il più diretto che il film vuole lanciare: per quanto un cuore possa essere freddo, non esiste atto di vero amore che non sarebbe capace di scaldarlo. Non necessariamente per amore si deve intendere quello per il partner, no. Qui c'è un amore molto più potente, molto più autentico, infinito... quello fraterno. Ed è così che Anna, scegliendo di salvare la sorella, ed Elsa, manifestando finalmente l'amore che prova per lei, danno vita a questo grandioso atto d'amore che scioglie il cuore di entrambe e riporta l'estate nel regno. Quindi il  vero amore è quello che crea beneficio ad entrambe le parti, quello che non pretende nulla in cambio, quello che si nutre della felicità che c'è nel dare incondizionatamente, quello che si prova per qualcuno di veramente speciale, qualcuno per cui valga la pena sciogliersi.




Oltre questi, c'è sempre una cosa da tenere presente, che preme molto alla Disney trasmettere, slogan improbabili a parte:  infatti, se non è sempre vero che "if you can dream it, you can do it" - altrimenti saremmo tutti felici eh, caro Walt (questo è il motivo per il quale, ai miei occhi, l'unico Walt con una certa credibilità risulta essere Mr White) - è invece certo che TUTTO È POSSIBILE. È possibile che la principessa si innamori di un umile e rude venditore di ghiaccio, è possibile che un pupazzo di neve ami l'estate e i caldi abbracci, è possibile che la regina del freddo si becchi il raffreddore. Per questo motivo, non bisognerebbe mai porsi dei limiti, si può e si DEVE amare in grande, pensare in grande, si può e si DEVE sognare in grande, potrà non accadere mai una cosa -e non avremmo colpe- ... ma se invece accadesse?

giovedì 4 giugno 2015

"PRETTY LITTLE LIARS" IS BACK, BITCHES.

"Game on Charles" - 6x01





Dopo una quinta stagione fin troppo tranquilla, azzarderei quasi soporifera, Pretty little liars riparte col botto. C'eravamo lasciati con un'ultima scena che traslava i nostri interrogativi da  "WHO is A?" a "WHO THE HELL is CHARLES???".
Si, perchè la signora Marlene King, dopo averci fatto scervellare per ben cinque stagioni su chi potesse essere A  -  sarà stato il male? Sarà stato il bene? O sarà stato BBBOH???  -  , dopo averci fatto surriscaldare le meningi per formulare le nostre teorie e sospettare paranoicamente anche di nostra madre, si sveglia una mattina e decide che A è CHARLES. WHAT THE FUCK?? Siamo nella confusione più totale tra "red coat", la vedova nera, A e Charles. Sono tutti la stessa persona? 


Signora King, io vorrei i danni morali e materiali.





Ma veniamo alla Season Premiere

Se l'intera stagione passata di PLL aveva suscitato in me solo grossi sbadigli, questa puntata mi ha provocato la TACHICARDIA. Farsi perdonare del trollaggio infinito ? Signora King, lo stai facendo bene! Ti farò uno sconto sui danni morali. CHE PUNTATONE. 
Innanzitutto, si scopre che nella Dollhouse c'è una sesta ragazza, una ennesima Alison per Charles, che però è lì da molto più tempo. Si tratta di Sara Harvey, una ragazza scomparsa nello stesso periodo di Ali, o almeno lei così sostiene. C'è, infatti, il dubbio che sia Bethany e che invece Sara sia quella passata a miglior vita... perchè, DIGIAMOGELO, a chi importa un fico secco di 'sta Sara Harvey? Ma manco alle sue amiche!
Le liars e Mona sono ancora fuori ma pur sempre uccellini in gabbia, soggetti alle intemperie, alla fame e alla sete. Dopo un paio di giorni, Charles decide di riaprire le porte della casa: insomma, tra lui e lei scegliere non saprei, però sanno che quella è la loro migliore opzione (anche se vedevo Aria piuttosto eccitata all'idea di bersi la sua plin plin !); non fanno in tempo a rientrare, che vengono stordite da A e, le quattro, si ritrovano nude, coperte solo da un lenzuolo bianco, su tavoli settori di un finto obitorio, mentre una Mona versione crocerossina porta loro del succo e un'aspirina. 

DLIN DLON.


"Entrate nelle vostre camere
dove troverete le vostre sorprese"


Mona si rifiuta, nonostante conosca bene il prezzo di quello che sta facendo ( la bambola ribelle finisce giù nel pozzo ). PERCHE' ? Due sono le cose : o era la sua migliore opzione, perchè immaginava - per esperienza - cosa Carletto intendesse per "sorprese" o perchè ...Mona, di te non ci si fida. 
La sorpresa di Carletto è tutt'altro che piacevole per le nostre bugiardelle che, quando si ritrovano, hanno delle facce a dir poco traumatizzate. IO VOGLIO SAPERE COSA DIAMINE SIA SUCCESSO LA' DENTRO.
Nonostante la Tanner e la polizia di Rosewood sembrino aver riacquistato un po' di competenza, non riescono da soli ad arrivare a nulla di concreto, cosicché scendono in campo i FIDANZATI, l'altra metà delle mele, l'altra metà delle ship, che mettono a punto un piano perfetto che li condurrà da A: Alison dovrà lanciare l'amo per far si che A (che loro pensano sia Andrew) la porti dalle altre e al contempo dirottare la polizia altrove, perchè altrimenti A mica rischierebbe la cattura prima di portare a termine il suo gioco. Lasciatemi dire quanto pessimo, e sospetto, sia il tempismo di Jason che si presenta a casa quasi con l'aria da cazzomenefregaame di tutto ciò. Jason, sei più brutto che innocente.
Cooooomunque... A mica è fesso, boyfriends! Ad attendere Ali c'è un'automobile con un navigatore che la porterà da lui; inoltre, neutralizza i tentativi di Ali di comunicare la sua ubicazione e la obbliga a rivestirsi come in quella famosa notte. Ciò nonostante, Caleb e Ezra, riescono a capire la direzione da prendere e vanno in cerca di Ali e quindi verso le ragazze. 
Mi concedo un'altra digressione sul bel professorino che è DA SEMPRE, per vari motivi, il mio sospettato n° 1 che persevera nella sua stranezza, dato che sta tentando di mettere i bastoni tra le ruote a Caleb da varie puntate e sembra sempre nervoso e strano (da notare poi nella Dollhouse lo stesso trenino con cui giocava con Malcolm, la macchina per fare i pop corn, la canzone di Ella Fitzgerald che ricorre... ma sono ormai sicura che è Marlene che trolla, anche se sono affezionata al mio sospetto e non vorrei abbandonarlo nemmeno davanti all'evidenza dell'alibi! ).






Spencer dichiara l'inizio dei giochi e minaccia di bruciare tutti i ricordi di Charles se quest'ultimo non darà loro Mona e le lascerà libere. Charles deve scegliere tra far bruciare i suoi ricordi e le bambole e acciuffare finalmente Alison, la sua bambola preferita, o se salvare i primi e rinunciare alla seconda. Alla fine, aziona il sistema antincendio e le ragazze scappano verso l'uscita, dove si ricongiungono con i loro amati: ecco gli Haleb, ecco gli Ezria, ecco perfino gli Spoby (dopo un breve momento Mencer o Spona, che dir si voglia) ed ecco infine anche un bell'abbraccio Emison, anche se forse Emily avrebbe voluto di più. E, mentre volano limoni duri e si liberano feromoni nell'aria della Pennsylvania, la nostra atleta sembra prendere coraggio, si avvicina, sfoggia il suo migliore sguardo intenso e ...




"Ali... Chi è Charles Dilaurentis?"



EM, la FRIENDZONE te la meriti.


In definitiva, un gran bell'episodio - alzi la mano chi se l'è fatta sotto quando dietro la tenda è sbucato A - in cui miracolosamente ho apprezzato perfino la Tanner. Invece Carletto caro... Marlene dice che passeremo dalla tua parte... a me, per ora, STAI SUL TAZZO. E ricorda...


Streaming sub ita della puntata : http://vidto.me/ht2zd628abfc.html

giovedì 21 maggio 2015

La TOP 10 delle scene della prima stagione di Orange is the new black (SOGGETTIVA)

Il pilot di di una serie tv è come un primo appuntamento. Da quello deciderai se ce ne sarà un secondo o un terzo, da quello deciderai se continuare nella conoscenza. E lo farai nei tempi e nei modi dettati da quanto ti piace la persona (serie tv) in questione. Se non puoi aspettare per rivederla, allora ti piace tanto. Figuriamoci se divori una serie in due giorni... è amore (meglio non divorare "il tuo appuntamento", però u.u). Il  BINGE-WATCHING l'ho praticato solo con tre serie... e questa è una di quelle. 
Orange is the new black non deve essere considerata soltanto per le forti tinte gay -cosa che potrebbe minacciare l'eterosessualità di alcuni-, anche perchè la definizione di "serie gay" le starebbe stretta oltre a non corrispondere a vero; questa serie è dramedy puro, è brillantezza, è sagacia, è il politicamente scorretto, è humour nero, è, in una parola, GENIO. Siamo in attesa della terza stagione (data di rilascio : 12 Giugno, ndr ) ed ogni pretesto è buono per un bel rewatch... 


...ERGO...

...beccatevi un po' una bella top ten (secondo la sottoscritta) delle scene della prima stagione, quella che ci ha fatto innamorare. Si, perchè io e "il mio appuntamento" tra un po' festeggeremo il nostro secondo anniversario.



Riviviamo insieme e diciamo : "Sia lodato ORANGE!"- "Sempre sia lodato".




10. Pornstache aggiunge l'ingrediente segreto.

Il nostro viscidone preferito continua la sua partita a scacchi con il valoroso capitano dalla chioma rosso fuoco, decidendo di calare l'alfiere e svuotare la vescica nella zuppa preparata con tanto ammmore da Red e co.  "It's perfect!"... IT WAS PERFECT. Una scena -e una zuppa- per stomaci forti, molto forti.
SPECIAL SOUP. UHM... GNAM GNAM.









9. La pizza di Yoga. 

La gracile Yoga Jones è presa da un'irrefrenabile voglia di pizza, così, alla prima occasione utile, parcheggia in seconda fila il suo caro ZEN e ne piazza una consistente, in pieno viso, a Watson -campionessa di istigazione- la quale cade a terra come manco corpo morto cade. 
KUNG FU YOGA.










8. "I threw my pie for you".

Meglio di un 'ti amo', meglio di un 'non posso vivere senza di te', meglio di qualsiasi altra frase sdolcinata vi venga in mente: HO BUTTATO LA MIA TORTA PER TE. Ci rendiamo conto del picco di romanticismo raggiunto? E Piper che fa anche la schizzinosa di fronte a questa immensa prova d'amore. Questa scena non ha bisogno di presentazioni. 
BAKE OFF LITCHFIELD.









7. Un McTampax con ketchup.

Tra le innumerevoli qualità della nostra Piper, spicca su tutte la furbizia, quella che la porta a criticare il cibo di fronte alla donna che gestisce la cucina, che è una vera tosta. Risultato? Un McTampax al ketchup che, a giudicare dal colorito della "salsa", è fresco fresco di giornata. Buon appetito, Chapman!
WOMAN vs FOOD.









6. Piper trascina Alex in cappella.

Dopo aver trascorso qualche manciata di ore in isolamento, la nostra Piper già dà segni di pazzia come fosse lì dentro da mesi (delicatina, eh!) e forse pensava di non uscire più da lì; fatto sta che, non appena ritorna nel mondo sociale, è colta da una crisi mistica nella quale coinvolge anche Vause, trascinandola nella cappella del penitenziario per una sessione di intensa, estenuante... preghiera. Si, oh si.
TAKE ME TO CHURCH.








5. "I'll share".

È in atto una riunione delle "incasinate anonime" e ognuna può alzarsi e condividere con le altre la propria storia triste, ma è difficile battere quella di Taystee e della salsa barbecue sulle tette, anche se Vause decide comunque di tentare; ne esce un paragone tra Piper e l'eroina da far rabbrividire le chiappe permalose di quest'ultima, che abbandonano la sala più in fretta del sesso tra Daya e Pornstache. Ed è subito record. 
USAIN CHAPMAN.














4.  Chapman vs Mr. Healy.

Due mondi diametralmente opposti quelli del chiuso di mente, brutto e panzuto ometto baffuto con una strana ossessione per le lesbiche e della nostra donna di mondo, dinamica, bellissima e curiosa Chapman, nonostante il vano tentativo di Mr. Healy di far credere a Piper di essere simili con frasi scadute che iniziavano con "quelli come noi..." . Due gocce d'acqua, pure gli stessi baffi. Caruccia la rappresentazione dell'amore (obbligatoriamente) platonico, chiuso e limitante, quasi cavernicolo che prova Sam. ANCHE NO. GRAZIE.
ENEMIESZONE.









3. "Bitches got to learn".

Siamo sul podio e non poteva mancare questa scena. Mentre le altre detenute cercano di portare avanti una messinscena per "spaventare" e mettere in riga le ragazzine del riformatorio, con scarsissimi risultati, arriva la 'lesbionica' Chapman "fresca fresca" (napoletano, ndr) che mostra loro come basti semplicemente la cruda verità -si, quella che farà di te la sua puttana- per centrare l'obiettivo. Perchè le stronze devono imparare. E si impara solo dalla verità.
EVILBRUTALCHAPMAN.









2. "I will fuck you".

Chi di noi non ha imparato a memoria questo monologo per poi riproporlo infinite volte davanti allo specchio? Ok, forse solo io... ma non è questo il punto!! u.u  Questa è LA scena. Tutti noi abbiamo applaudito davanti allo schermo o almeno sorriso compiaciuti di fronte a questi pochi ma intensi minuti di gloria di Alex Vause, in cui minaccia in modo singolare l'insopportabile Pennsatucky. Spaventare un'estremista cattolica omofoba e un po' svitata : lo stai facendo bene. L'espressione tra lo schifato e il seriamente preoccupato della Doggett dice TUTTO. Ho letto commenti su you tube di gente che si è indignata. Il messaggio più che l'azione; la forma, in questi casi, è tutto. E, comunque, voi... compratevi un set di neuroni.
RAPE ME.









1. The fight scene.

Avrei voluto dare l'argento a questa scena e l'oro alla precedente, se non fosse stato per il fatto che questo, SIORE E SIORI, è un cliffhanger. Mica roba di tutti i giorni! 
E quindi meritava il gradino più alto del podio. Bene. Riflettiamo. Noi lo sappiamo che Piper è la protagonista -anche se è una serie corale- e non può morire. Non alla prima stagione, sicuramente. Su questo (noi intelligenti), siamo tutti d'accordo e tranquilli. Ma chi si aspettava che la situazione addirittura si ribaltasse con Chapman che inizia a menare duro l'angelo di Dio sulle note di "Adeste Fideles" (english version) con spargimento di sangue gratuito? L'avrà uccisa? Oddio. E ora? DEVO SAPERE. DEVO.SAPERE. E devi pure aspettare un anno. FUCK.
A parte questo, che nuoce gravemente ai curiosi patologici come la sottoscritta, riconosco che i cliffhanger sono tanta roba.
E tanta roba c'è in questa scena : ansia, tensione, pazzia, rabbia (e viscidume di mr. Healy, che uomodimmmerda!), vendetta, disperazione, violenza. Suspense. Un tripudio di emozioni.









E la top ten si conclude qui, anche se volevo fare una menzione speciale alla scena di Morello e Pornstache nel furgoncino che chiameremo il "non-stupro", che però ci scuote emotivamente (forse più del vedere una scena di stupro, perchè l'immaginazione è potente) dal momento che Lorna e lo spettatore sono convinti che questo avverrà e quindi assistiamo a lunghissimi minuti di tensione, ansia e preoccupazione. Ci identifichiamo completamente nel personaggio e proviamo sollievo sul finale, perchè Pornstache non ci ha violentati; qualcosa che non avviene ma che temiamo avvenga risulta essere più d'impatto dell'azione stessa, se fosse avvenuta : this is fuc*ing genius! 



Orange è fottutamente geniale.
E se vi manca nell'album delle figurine delle serie tv, vi invito a rimediare seduta stante.

domenica 22 febbraio 2015

GONE GIRL. "L'AMORE BUGIARDO".

Spero vivamente che esista un girone dell'inferno per coloro che, volendo a tutti i costi "italianizzare" i titoli dei film stranieri, così da renderli più POP (...talvolta fin troppo POP), incuranti dell'esistenza dei dizionari, scelgono dei titoli alla -pardon mon français- "membro canino" che, spesso, sono fuorvianti e non c'entrano un fico secco con la trama del film.
In questo caso, il titolo del film, e anche del libro da cui è tratto, è "L'amore bugiardo", che rimanda un po' alla cinematografia Mucciniana la quale, si sa, (ma non si sa perchè) in Italia, riscuote sempre un ottimo successo al botteghino. Come se questo film, peraltro firmato da David Fincher, ne avesse bisogno. Ok, man, magari posso anche essere d'accordo che "ragazza scomparsa" sia un tantino cacofonico, ma, a questo punto, perchè non lasciarlo così com'è, nella sua purezza e musicalità? Misteri. E di mistero si parla, volendo dare una prima, superficiale, lettura del film, quella che, volente o nolente, hai bisogno di configurare nella tua testa nei primi quindici, venti minuti della visione di un film. Cosa sto guardando? Di che diamine parla sto film? Ah, c'è un mistero. E non stiamo parlando del perchè Ben Affleck faccia l'attore. La trama ruota attorno alla scomparsa di Amy Elliott-Dunne, che avviene proprio il giorno del quinto anniversario di matrimonio con Nick Dunne. E in effetti, di lì a poco, scendendo a un livello meno superficiale, scopriamo che il film parla soprattutto di matrimonio, del loro matrimonio, di com'è nato, delle aspettative e della realtà. Lei è più intelligente di lui, lei ha più soldi di lui, lei la donna di mondo con tanti sogni e ambizioni e lui il ragazzo di periferia che si accontenta del necessario. Sulla carta, destinati a durare meno di un gatto in autostrada, ma si sa... l'amore può tutto. Si innamorano, si promettono di non diventare mai come quelle coppie che tanto disprezzano e i cui spettri li spaventano tanto da farsi andare bene tutto l'uno dell'altra, in superficie, ma, nel profondo vorrebbero cambiarsi tanto da non riconoscersi nemmeno più.
Un tema che più banale non si può, ma trattato in maniera assolutamente insolita e cioè tessendo un godibilissimo thriller metaforico dalle sfumature noir, in cui è inserita, piuttosto a sorpresa, anche una scena splatter, che, a dir la verità, non stona per niente, anzi. Le due ore e mezza di film volano. 
Da questo punto in poi, avviso che ci saranno spoiler. *SPOILER ALERT*
Si scopre che Amy non è morta, ma ha inscenato il suo omicidio nel tentativo di incastrare il marito fedifrago e vendicarsi, così, con stile. Cioè... ADORO. Lui -nonostante sia un tontolone rispetto alla genialità di lei- presto lo capisce ed inizia un interessante, manipolatorio, braccio di ferro mentale tra i due bugiardi : da un lato, lei, con il suo piano articolato che è costretta a ridisegnare più e più volte, dall'altro, lui (+ sorella e avvocato), che deve cercare di convincere polizia, mass media e le persone che non l'ha uccisa. Ed è proprio in questa fase del film che scendiamo ad un terzo livello, in cui viene data importanza ad un'altra tematica, quella che è il fulcro di tutto : la verità, o meglio, la percezione della verità, come rivelatoci da questo dialogo tra Nick e il suo avvocato:

- La verità non è importante. La verità è irrilevante!
- Ma io ti dico la verità!
- Devi lavorare di più sulla percezione della verità. E' quella che potrebbe salvarti.

Fincher, in una sorta di critica neanche tanto velata, si sofferma sulla facilità con cui la nostra società crea e distrugge, santifica e condanna, a seconda delle apparenze, a seconda di ciò che, passivamente, viene inculcato alle persone attraverso i potenti mezzi di comunicazione; ormai, nel mondo in cui viviamo, non conta più la realtà dei fatti, tanto che la verità corrisponde a ciò che appare in superficie, a ciò che viene mostrato attraverso il filtro di una telecamera, a ciò che viene raccontato dalla gente "affidabile"; si può distorcere la verità quanto si vuole e manipolare l'opinione pubblica: basta qualcuno che ti addestri su come usare i mass media, una faccia pulita, un completo elegante e sobrio, una recita fatta bene, magari con lacrimuccia annessa e il gioco è fatto. 
Vorrei soffermarmi, infine, sul finale che, secondo me, è spiazzante e coerente, al contempo: la vince chi manipola con sapienza. Lei è stata in grado di apparire, agli occhi degli altri, come vittima, lui è, così, incastrato in quel matrimonio, sia dai mass media, sia da lei (e dalla sua gravidanza), sia dalla sua codardia e inettitudine. Lei l'ha formato, lei è proprietaria di tutto ciò che possiede, lei ha ucciso per lui,
 lei ha fatto tutto ciò per salvare il loro matrimonio... per questo, penso che, alla fine, lui arrivi anche a rispettarla, a riconoscere la sua superiorità su tutta la linea, lei è stata in grado di organizzare la caccia al tesoro più stimolante di tutta la sua vita, volente o nolente la sua finta morte l'ha fatto sentire vivo, ha riacceso in lui qualcosa. Ormai lui non potrebbe immaginare una vita senza di lei, la sua eterna antagonista, e lo dice, perchè ora sono troppo legati, anche se da un legame fatto di oscurità, finzione, segreti... 
...quale appunto il matrimonio.
Quindi, un finale realistico, se spostiamo l'attenzione dalla trama al messaggio.

Poco cinico, isn't it? 




P.S. Vorrei spendere due parole su Rosamund Pike, la semisconosciuta, straordinaria attrice che interpreta il personaggio di Amy alla perfezione, senza essere MAI e dico MAI sopra le righe, ché era proprio questa la trappola in cui era più semplice cadere, ma lei non ha mai vacillato. Performance solida e senza sbavature e soprattutto non si limita al compitino, ma fa i compiti anche per tutto il cast -tranne Neil Patrick Harris-, quasi eclissandolo; meriterebbe l'Oscar (che purtroppo andrà al ruolo strappalacrime di Julianne Moore). Non mi sorprende che Fincher l'abbia tenuta in una sorta di bunker, quasi a voler rivendicare la scoperta di questo fantastico talento.
"Quando penso a mia moglie, penso sempre alla sua testa. Immagino di aprirle quel cranio perfetto e srotolarle il cervello in cerca di risposte alle domande principali di ogni matrimonio: a cosa pensi? Come ti senti? Che cosa ci siamo fatti?" 

sabato 2 agosto 2014

LA (INTERMINABILE) VITA DI ADELE.

Avviso: si consiglia la lettura ad un occhio ben lubrificato.


È da quando l'ho visto (cioè quasi un anno fa) che non vedo l'ora di esprimere la mia opinione su questo film, da prima che questo blog fosse anche solo lontanamente nei miei pensieri. Il mio senso critico scalpitava come un feto in procinto di venire alla luce, al nono mese e oltre di gestazione.

ERGO, eccoci qui.


Optiamo per il "cinema d'istinto", in cui la trama non s'ha da leggere! Scelta alla cieca fino a un certo punto, però, dato che la spunta (nonostante la presenza di Léa Seydoux, che è più raccomandata di una multa di Equitalia) il film vincitore della palma d'oro a Cannes, dal titolo un po' vago, ma che desta curiosità : cosa avrà, infatti, di così tanto speciale la vita di questa tizia?

Beh... ASSOLUTAMENTE NIENTE. 


La trama la potremmo riassumere così : 


- Adele vive un'adolescenza conflittuale, in piena crisi d'identità, non la si vede molto sorridere, è spesso col broncio e quell'espressione da pesce lesso con la bocca dischiusa e lo sguardo perso nel vuoto, apatica, per usare un eufemismo: proprio un raggio di sole.
- Adele (non dico "la nostra", perché non si sviluppa mai una reale empatia  e ciò è parecchio grave, dato che si tratta della protagonista e non mi pare sia cosa voluta) si innamora e viene gradualmente traghettata nel mondo degli adulti; inizia persino a mostrare, a tratti, gli incisivi da coniglietto che la rendono simile a MIKA -anche se mantiene, di base, l'atteggiamento musone- , la sentiamo pure fare dei discorsi che vanno al di là dei tre, quattro periodi a serie. Ah, di cosa è capace l'amour!!
- Adele va a convivere ed iniziano i problemi di coppia, lampanti, ma ignorati e taciuti, che la porteranno poi al tradimento.
- Adele, sotto pressione, confessa la sua debolezza e viene cacciata di casa e questo segna la chiusura della sua storia d'amore, che lei non supererà mai; ovviamente di sorrisi nemmeno l'ombra ed eloquio solo se strettamente necessario.

Insomma, il classico primo-amore-che-non-si-scorda-mai , un amore nato in un periodo di transizione delicato, quando la personalità non è ancora ben definita, destinato, quasi inesorabilmente, al fallimento. 

Innamoramento, periodo "rose e fiori", crisi, tradimento, fine.

Più banale di così si muore, no? 

E se vi dicessi che Adele si innamora di una donna? Questo renderebbe il tutto meno schematico o scontato, meno visto e rivisto, più interessante? Non per la sottoscritta. Non per una persona con un quoziente intellettivo nella norma e una discreta apertura mentale, non per chi non sia un habitué della categoria "lesbian" di youporn.
Ah perché, più che del film in sé, si è parlato molto, forse troppo, delle scene di sesso saffico, di cui la prima dura quasi sette minuti. Ma non è tanto la durata, quanto il modo in cui questa scena è irrealisticamente rappresentata, fredda, asettica, meccanica, impassibile, tanto da perdere ogni funzionalità e coerenza con la storia, trasformandosi in erotismo gratuito ed esasperato, sbattuto in faccia allo spettatore: un video porno di cui non si avvertiva l'esigenza, voyeurismo fine a se stesso; ha la credibilità di Conte Antonio - e della sua folta chioma- , infatti, che una ragazza alla prima esperienza sessuale sia così disinvolta, spedita, sciolta, come se non facesse altro da sempre.



Cosa che cozza enormemente con uno dei -pochi- pregi (insieme alla fotografia, che è sensazionale) del film e cioè il realismo, quasi ricercato ossessivamente : niente colonna sonora, scene lunghe (emblematica la scena nel bar gay), spesso avare di parole e ricche di silenzi, dialoghi semplici, situazioni comuni; vediamo Adele -campionessa di bon ton- mangiare a bocca aperta, pulirsi le labbra col dorso della mano, leccare polpastrelli e coltello, smorzare anche un paio di rutti (ma vai pure tranquilla, tanto ormai!), studiare, pettinarsi, amarsi, dormire. 
La osserviamo fare di tutto e di più, ma non riusciamo mai a capire bene cosa prova e cosa pensa, perché il regista sceglie di avvalersi del pianto, del sorrisetto o dello sguardo perso nel vuoto; pochi veri confronti, poche azioni significative, quindi poca importanza data al travaglio interiore della protagonista (però parecchia al deretano, JUST SAYIN'). Kechiche si limita - e CI LIMITA - a "spiarla", non a leggerla. Ce la fa vedere, ma non sentire.
Ed è questo, forse, il motivo per cui di Adele, in definitiva, non ce ne importa più di tanto, anzi, quasi inizia ad infastidirci la sua eccessiva presenza. Centottantasette lunghissimi minuti di scorrimento di pellicola, centottantasette minuti della solare (EEEH!) Adele, che, se non avessimo avuto approvvigionamenti a sufficienza, sarebbero sembrati eterni! 
Il film va diviso in due:

1. la parte scorrevole (cioè quella guardabile), dura esattamente un'ora e mezza - la percezione soggettiva sfiora la mezz'oretta- : la prima metà del film ci mostra l'adolescenza e la nascita della storia d'amore; questa è quella che segue, specularmente, la graphic novel cui si ispira il film "Blue is the warmest colour" e che, perciò, presenta delle gran belle scene come quella del bar, quella dell'attacco da parte di quelle quattro galline acide che si fatica a chiamare anche "ex amiche", quella del primo appuntamento in cui Emma si spara le pose citando Sartre, mentre Adele a stento sa chi è Picasso. Però, poi, si rifà con la scena della festicciola a sorpresa in cui dimostra una certa predisposizione per la danza sulle note di "I follow rivers" in versione remixata : ipnotizzante. Memorabile la bellezza della scena del bacio al tramonto, ma ho scoperto che non è un'idea originale, quindi non ne tesserò le lodi. Scandiscono i ritmi delle prime scene, quindi le tappe fondamentali della vita della protagonista, le lezioni di quella letteratura che Adele ama tanto: prima si parla di predestinazione degli incontri, poi del passaggio dall'adolescenza alla vita adulta ed infine del concetto di naturale e di vizioso, perverso, non sempre così distanti come il cattolicesimo ci spinge a credere.

2. la parte lenta (quella dallo sbadiglio facile), dura quanto la prima, ma la percezione soggettiva sfiora l'infinito... e oltre; complice l'esaurimento di pop corn. Questa seconda metà è insostenibile e così pesante che più volte sono stata tentata di effettuare un check out delle parti basse, tanto caro ai maschietti, per controllare, però, che non mi stessero spuntando i testicoli. Riconosciamo questa parte con una certa facilità grazie al cambio look di Emma-Ronald Weasley (è identica!), che abbandona il blu viagra per far posto al biondo stile Leonardo Di Caprio, tanto che non fatica ad arrivare la citazione evidentissima del ritratto di Jack-Emma a Rose-Adele. Inoltre, siccome questa è la parte che mostra l'Adele adulta, la quale aveva più volte manifestato il desiderio di insegnare, siamo costretti a sorbirci scene su scene (evidentemente una singola scena dimostrativa non bastava a coprire questo aspetto di FONDAMENTALE importanza) di lei alle prese coi bambini: bambini di ogni età, razza, nazionalità, bambini che piangono, bambini chiassosi, bambini teneri, bambini intelligenti, bambini meno acuti. LA NOIA. Se avevo una piccola traccia, dentro di me, di istinto e voglia di maternità, state sicuri che si è indubbiamente estinta. Sul versante sociale e privato, invece, c'è aria di crisi profonda. Una delle poche scene interessanti che ci regala il post-intervallo è quella dell'acceso confronto tra Adele ed Emma, dopo che quest'ultima, in preda alla gelosia, e in base alle menzogne di Adele, la accusa di tradimento, senza avere prove concrete, però. Ma Adele è talmente stupida ed autolesionista che cede alla confessione, nel tempo di un battito di ciglia: è stata a letto con un suo collega e sente di dover specificare il numero di volte, "due o tre, ma non ricorda precisamente". Ma te la meriti una pizza in faccia... ed è pure poco!!


Emma la sbatte fuori di casa, noi spettatori non possiamo che essere solidali con lei, quasi proviamo una punta di piacere; dopotutto, se l'è cercata. Ma ci pentiamo ben presto di questa nostra sensazione goduriosa, perché Adele a spasso, spaiata, significa l'inizio di una valle di lacrime. Rimpiangiamo i bambini, dopo che siamo costretti a sciropparci una sfilza di scene di lei che piange in tutte le salse e si dispera e gronda moccio da tutti gli orifizi che ha sul volto. LA DEPRESSIONE.
Kechiche caro, non ci hai mostrato abbastanza della vita di Adele? Ora che ne diresti di passare, magari, alla parte della morte? Un suicidio in grande stile? La butto lì. No, perché non so se ti rendi conto... O LO FA LEI O LO FACCIO IO. 
Lui sembra leggerti nel pensiero: Adele si trova in spiaggia coi bambini (apprezzo di nuovo ora, almeno vediamo degli altri esseri umani), chiede ad una collega di sostituirla e si avvia a mare con uno sguardo strano. Ecco, ci siamo. Avanza, smarrita, nelle profondità dell'acqua salata. "Fallo!", pensi, "Fallo, per Dio! Almeno ora, siamo con te". Falso allarme, bastardo di un regista.
Il fondo, però, lo tocchiamo con la seguente scena : Adele chiede ad Emma di vedersi in un caffè. All'inizio, riesce a mantenere una certa dignità, ma non fai in tempo a pensarlo che già inizia a pronunciare frasi del tipo "mi manchi, ti manco? Ti amo, mi ami? Quante volte fai sesso con la tua nuova compagna?", prende le mani di Emma ed inizia a leccarle, quasi a mangiarle (ok, è andata, psichiatria subito!), la bacia, manca poco che lo facciano lì... ma insomma... non c'è nessuno in quel dannato posto?? Ponete fine a questo scempio! Fortunatamente, Emma si ricorda di avere una compagna fedele adesso e scappa più velocemente di una gazzella in un'ordinaria mattinata africana.
Il film si conclude con Adele che si reca alla mostra di Emma, dove si rende conto che ora lei non fa più parte della vita del suo primo ed unico amore e se ne va, senza voltarsi. E, purtroppo, è proprio con questa epifania che inizia la VITA DI ADELE.







Il post potrebbe concludersi tranquillamente così, con me che avrei demolito abbastanza questo film, piatto, insignificante, banale, solo bello da vedere, non da guardare. Ma siccome io cerco sempre il sottotesto, anche dove magari non c'è, vorrei fare un'ultima considerazione. 
Forse (e dico FORSE) l'intento del regista era proprio quello di "banalizzare l'omosessualità", al fine di sdoganarla, dimostrando che una storia d'amore è sempre una storia d'amore, coi suoi alti e bassi, a prescindere da chi siano i suoi componenti; pertanto, non è immune alla bruttezza, perché essere dello stesso sesso non significa essere uguali e non agevola la comprensione reciproca in un rapporto (da qui deriverebbe il rimarcare continuamente le differenze tra Emma ed Adele), né si può anche solo lontanamente pensare che sia priva della bellezza della normalità. 

Voglio sperare che sia così, perché le cose prive di senso proprio non mi piacciono.